8 curiosità sul gin che forse non conosci

Il gin è diventato, negli anni, una delle bevande più popolari nel mondo. La sua storia secolare crea numerose storie e curiosità a riguardo, che spesso neanche i bevitori più appassionati conoscono. Produzione, coltivazione, storia. Diamo uno sguardo ad 8 curiosità sul gin che secondo noi ti sorprenderanno!

1. L’abbiamo sempre detto che il gin tonic è una grande medicina!

Il gin era usato nelle colonie britanniche per coprire il sapore del chinino, l’antimalarico usato all’epoca, che era molto amaro e difficile da bere. Il chinino veniva sciolto in acqua gasata, creando così acqua tonica. È un abbinamento che vi dice qualcosa..?

2. L’apparenza a volte inganna

La bacca di ginepro... Non è una bacca. Si tratta infatti di un cono di semi squamoso e pruinoso, volgarmente chiamato bacca per la sua apparenza.

3. Degustazione da vero esperto

Non sarà il massimo del piacere, ma il metodo migliore per assaggiare un gin è a temperatura ambiente, diluendolo con una misura uguale di acqua. È il modo per notarne tutte le qualità ed anche i difetti. Vuoi degustare un gin nuovo ogni mese? Scopri i nostri abbonamenti alle discovery box sul gin!

4. La popolarità del gin

Il gin è l’ingrediente più presente nei vari cocktail! I più popolari sono i Martini, il Negroni e il G&T.

5. L'esperto

Non appena hai l’occasione di parlare di gin con qualcuno (lo sappiamo che succede!) racconta della bevanda di moda nel 1923, il Gin Twist. Gin, succo di limone, zucchero liquido e acqua calda. Il composto era citato in numerosi pubblicazioni dell’epoca! Per abbinamenti più moderni, consulta il nostro libro di ricette!

6. Botaniche e spezie

Gin e curry, nonostante le rispettive complessità, si abbinano molto bene. Le loro peculiarità non coprono quelle dell’altro elemento.

7. Gourmet

Il primo abbinamento noto per il gin risale al 1731: veniva consigliato con il pan di zenzero ed è una tradizione ancora presente in alcune parti di Inghilterra.

8. Agricoltura nel gin

Anche se è difficile da credere, solo una piccola percentuali di ginepri per preparare il gin sono coltivati. La maggior parte delle bacche è raccolta da piante selvatiche.

I cinque ingredienti più strani usati nel gin

La nostra box di Giugno, arrivata a casa vostra in questi giorni, contiene Blackmouth, un gin dalla grande complessità di sapori e profumi. Alessandro, il suo creatore, lo ha pensato con più di 15 botaniche alle quali si aggiungono sentori di diversi agrumi. L’idea era quella di utilizzare i prodotti di una zona per creare un prodotto il più possibile vicino ai profumi di quella natura che ha fatto da musa ispiratrice. Nel mondo, c’è però chi ha voluto strafare.

Vi presentiamo gli ingredienti più strani e stravaganti usati per produrre gin!

Parti di motore di Harley Davidson

Ok, non possiamo parlare, in questo caso, di un vero e proprio ingrediente, ma è pur sempre parte integrante dell’esperienza e della bottiglia.

Nel luglio del 2017, un appassionato di motociclette ha creato quello che credeva di essere (e che probabilmente è) il primo gin al mondo ad essere "infuso" con le parti del motore di una Harley Davidson. 

Le bottiglie di gin sono riempite con parti originali del motore recuperate da Ehinger da tutto il mondo, tra cui dadi a vite del 1947 dal Cile o bracci a bilanciere del 1962 dalla Corea del Sud.

Durante la produzione del gin, ogni parte della moto viene sterilizzata e sigillata con una lega di stagno per renderla sicura, prima di essere saldata su una struttura in acciaio e racchiusa in una bottiglia artigianale.

The Archaeologist, questo il nome del gin, è un prodotto particolare anche nel prezzo, intorno ai 1.000 euro a bottiglia. Ogni bottiglia fa parte di una serie numerata e le confezioni rimandando a quelle handcrafted degli anni ‘30 dei ricambi originali della casa motociclistica. La produzione dei packaging ricalca quella originale in tutto e per tutto, con materiali atipici e procedimenti desueti.

Cannabis

L’uso della cannabis in vari settori ormai stupisce meno, ma il caso della start-up austrialiana chiamata The Cannabis Company è interessante, soprattutto per l’enorme successo commerciale. Hanno infatti lanciato il "primo gin di cannabis al mondo con terpeni", ed il loro primo stock è andato sold out in soli tre giorni.

La società che lo produce ci tiene a specificare che, utilizzato in alte concentrazioni, è valutato come un "integratore alimentare per la salute e il benessere" e si dice che "produca effetti gioiosi ed euforici insieme a una generale sensazione di rilassamento". Per non farci mancare nulla, ha anche citato la sua capacità di alleviare i sintomi del dolore cronico e dell'infiammazione.

Formiche

Sì, avete letto bene, formiche. Che ci crediate o no, più di un distillatore ha usato le formiche nel gin. Quella più interessante è la produzione di Cambridge Distillery, che nel 2014 ha lanciato Anty Gin, realizzato con formiche di legno rosso distillato in collaborazione con il Nordic Food Lab. Ogni bottiglia di gin contiene l'essenza di circa 62 formiche di legno rosso foraggiate nel Kent. Altre piante botaniche nel gin includono ortiche, semi di alghe e ginepro bulgaro. Nato da un'idea del distillatore Will Lowe, Anty Gin costa £ 200 per una bottiglia da 70cl.

Tartufo

Quanti qui sono amanti del tartufo? Come le formiche, anche questo tubero ha trovato il favore di più distillatori. Cambridge Distillery è ancora una volta responsabile di uno di questi, avendo creato per la prima volta un gin specifico per il ristorante stellato Michelin, Alimentum, usando foglie di tè Lady Grey e tartufo nero. Quella che doveva essere una produzione limitata, ha portato ad un lotto di prova aromatizzato solo con il tartufo che si è rivelato così popolare da entrare a far parte della gamma tradizionale. Il prezzo? 80 £ per 70cl.

Prodotti utilizzati nel processo di imbalsamazione

La linea prodotti di That Boutique-y Gin Company potrebbe monopolizzare questo articolo da sola. Questo brand ama spingere i confini di ciò che in realtà costituisce un gin ed è anche responsabile dell'invio di un gin sulla luna.

Fra le sue ultime uscite troviamo Dead King Gin, che combina il profumo di mummie e gin egiziani con elementi botanici usati tradizionalmente nel processo di imbalsamazione, tra cui rosmarino, miele, muschio e mirra (pensavate peggio eh?)

Quali sono i gin più “strani” che avete provato? Fateci sapere la vostra sui nostri canali social!

Dietro le quinte: conosciamo il creatore di Piero Dry Gin

Dietro ad ogni gin, dietro al prodotto, ci sono processi creativi, ci sono storie, ci sono persone. Siamo entrati in contatto con il mondo di Piero Dry Gin grazie al suo prodotto ma abbiamo scoperto un personaggio altrettanto interessante, dall'animo aperto e sincero. Inizialmente avevamo pensato di tenercelo tutto per noi, ma sembrava davvero uno spreco; lo abbiamo quindi intervistato per voi, cercando di arrivare a scoprire l'ingrediente segreto. Si sarà sbottonato a riguardo?

Gianpiero nasce negli anni '70 nella provincia bresciana - pare sia entrato nella fase in cui l'età precisa non si dice più - da una famiglia che si era trasferita dal Molise per motivi lavorativi, "nutrendo la grossa schiera di emigrati che in quel tempo si spostavano dal sud al nord". Entrambi i genitori di Gianpiero sono originari del Sud America, papà argentino e madre venezuelana. A completare il suo background c'è il suo percorso lavorativo, presente e passato.

Cos'hai fatto prima, e cosa fai durante la tua attività di produttore di Gin?

Dopo le scuole superiori, l'esperienza da manager in uno di primi fast food in provincia di Brescia, e il servizio di Militare a Udine, nel 1999 entro come addetto commerciale in un'azienda che si occupa di Ottica Industriale. 21 anni dopo sono ancora in questa realtà diventata una multinazionale, oggi mi occupo principalmente di internazionalizzazione e gestione delle filiali nel mondo (sono 13).

Il viaggio e la multiculturalità sembrano intrecciarsi fortemente con la tua vita, come si è intrecciata con il Gin invece? È stato un colpo di fulmine o un lento corteggiamento?

È sempre stato il mio distillato preferito, anche se non lo sapevo. In discoteca ordinavo per pigrizia un pessimo gin tonic, che in qualche modo però appagava le mie papille gustative più degli altri prodotti. Il vero colpo di fulmine avviene a Madrid, in una sera di maggio. Stavo passeggiando lungo la Gran Via della capitale spagnola quando fui richiamato dalle luci blu e dall'arredamento minimal di un locale. Era il 2008 ed ero lì per l'ennesimo viaggio di lavoro. Entrato nel locale mi sedetti al bancone ad ammirare il bartender che con dedizione e creatività stava preparando una bevanda dal grande impatto, per me, estetico. È lì che provai il primo Gin Tonic Premium. Quell'esperienza cambiò la mia vita: da allora ogni viaggio è sinonimo di esplorazione di nuovi gin. Acquisto nuove bottiglie e cerco nuovi bar ogni volta che parto.

Quando hai deciso di passare dall'altra parte della barricata e diventare un produttore?

Ogni volta acquistata una nuova bottiglia mi interessava sempre più capirne il contenuto, le botaniche, il mix utilizzato e il messaggio che il creatore del gin voleva trasmettere. Preparavo gin tonic per parenti e amici esaltando o contrastando le botaniche del gin aggiungendo guarnizioni nel bicchiere. Dopo la fase da "degustatore" decisi di acquistare un piccolo alambicco per provare alcuni esperimenti, usando botanici comprati in erboristeria. Non vi nascondo che i primi risultati sono stati molto discutibili, ma non ho impiegato molto ad identificare 6 botaniche nella ricetta che insieme avevano senso di esistere, che sentivo adatte a qualcosa di mio. Da quel momento non mi sono più fermato: da una piccola passione da bevitore ero arrivato a voler concretizzare il mio sogno.

Era ora di passare dal garage ad una struttura più consolidata quindi. Come ti sei interfacciato alla produzione e come sei entrato in contatto con la distilleria Enrico Toro?

La ricerca della distilleria è stata piuttosto ardua. Ho iniziato visitando quelle più famose nelle zone limitrofe, ma chiedevano tutte quantitativi importanti che al momento non potevo rispettare. Agli inizi del 2019 per alcune coincidenze mi trovavo a Pescara ed è li che incontrai per la prima volta la TORO Distillerie, azienda famigliare di due secoli, inventori del celebre amaro "Centerbe". Abbiamo trovato immediatamente la giusta chimica, sia con il proprietario, a cui piacque il mio progetto, sia con il mastro distillatore Enzo. Alcuni mesi dopo la mia ricetta si è trasformata in 22 bottiglie di Piero Dry Gin. Per il mio gin scelsi una loro vecchia bottiglia con in rilievo il toro, per onorare la nostra collaborazione che è stata fondamentale.

Molise, Brescia, Argentina, Venezuela, Madrid, Pescara.. Abbiamo capito che a Gianpiero piace continuare a stare in movimento, non smettere di esplorare. Vale anche per il Gianpiero bevitore? Cosa ti piace bere?

Sembra un po' scontato, forse lo è, ma il drink che preferisco è il gin tonic. Da buon viaggiatore mi piace berlo con tutti i gin del mondo e non ho una particolare predilezione: vario molto da secchi ad aromatici, da italiani a stranieri. È fondamentale però capire il messaggio che il produttore vuole trasmettere con il suo prodotto. L'artigianato è questo, è comunicare. A casa ho una collezione di almeno 200 bottiglie ed ogni giorno mi faccio un gin tonic "diverso". Ultimamente mi sto appassionando ai Navy Streght, gin ad alta gradazione (superiore ai 50 gradi). Quando voglio cambiare, vado sul Negroni, o sul Dry Martini, ma non riesco a staccarmi dal gin.

Invece il tuo Piero Dry Gin, come ti piace berlo e come lo consigli agli altri? Sempre che non ti abbia stufato.. (a proposito, ci si può stufare della propria creatura?)

Il mio gin lo apprezzo principalmente affiancato ad una tonica neutra e senza guarnizioni, questo per non nascondere i sentori che si percepiscono durante la bevuta, una sorta di viaggio sensoriale. Se si fa attenzione si possono distinguere chiaramente tutti e sei i botanici. Sto avendo dei feedback positivi anche bevuto in purezza, io lo faccio solamente per valutare i test produttivi. E no, non ci si stufa; o per lo meno, a me non è ancora successo, anzi. Ad ogni bevuta mi metto nei panni di un nuovo cliente cercando di riconoscere tutti i sentori e di capire come migliorarlo nella prossima produzione. Sicuramente sto diventando più severo e perfezionista.

L'ingrediente segreto non ce lo vuoi proprio dire?

Ogni vera ricetta ne custodisce uno…

Grazie Gianpiero, è stato davvero un piacere chiaccherare con te!

Appassionati di Gin da tutta Italia, voi l'ingrediente segreto l'avete capito?

I metodi produttivi del gin

Cosa rende i Gin così diversi fra loro? Ci sono tante variabili durante la produzione che creano prodotti sempre unici: la qualità dell’alcol solvente, le spezie, la lunghezza dell’infusione e della distillazione, insieme alla scelta della capienza dell’alambicco, sempre e comunque discontinuo.

Spezie e botaniche - tra infusione e distillazione

Il metodo tradizionale più utilizzato durante i processi produttivi è quello dell’infusione, conosciuto come steeping, che prevede, per l'appunto, l’infusione delle botaniche e la successiva distillazione. Il processo può essere di pochi minuti, per ottenere un prodotto delicatamente profumato, fino ad arrivare a tre giorni per ottenere un prodotto audace dal profumo più deciso. 

Altrettanto fondamentale è la durata della distillazione, che incide sull'aromaticità del Gin. Alcune distillerie, per preservare al meglio le botaniche più delicate, le filtrano utilizzano speciali bag all’interno della caldaia. In questo modo distillano la sola infusione, senza la materia solida. Altre che utilizzano mix di spezie  con una texture più consistente fanno bollire i componenti per estrarre al meglio i principi aromatici. 

C'è anche una terza via: il racking. Si appendono dei cestelli con all’interno le botaniche sopra l’alcol da distillare, sfruttando la capacità estrattiva dei vapori caldi.

Nuove frontiere di produzione del Gin

I produttori di Gin, nonostante la storia antica e la tradizione, non hanno smesso di innovare e trovare nuove soluzioni.
La distillazione sottovuoto e a freddo sono due esempi tipici delle nuove metodologie applicate al settore. Sono sistemi molto costosi, ma se ci troviamo a trattare spezie, fiori o principi aromatici delicati è il modo migliore per far sprigionare al meglio le loro fragranze. Le temperature usate sono tra i 25 e i 60 gradi nel sottovuoto e di 5 nelle metodologie a freddo.

Gli stili

I gin possono differire fortemente e non è sempre possibile classificarli. Quelli considerati classici sono:

London Dry Gin: il più classico stile inglese. Prodotto da distillazione e senza l'aggiunta di elementi artificiali come aromi o colori.

Old Tom Gin: è uno stile meno nobile, perché originariamente utilizzava più zuccheri e aromi per nascondere delle basi meno pure. Veniva utilizzata, ad esempio, più liquirizia e l'uso dello zucchero era maggiormente libero. Lo stile non è ovviamente più molto popolare.

Plymouth Gin: è l’unica D.O.C. del gin, viene prodotto solo nell’area dell’omonima città. Le botaniche, le loro quantità e la distillazione sono regolate da un disciplinare. 

Sloe Gin: tradizionale inglese, poco presente nei mercati stranieri. Prevede l’infusione nel classico liquido ottenuto per distillazione di prugnole selvatiche.

Poi ci sono blend, metodi misti, prodotti "particolari", prodotti di ginepro come il Jenever.. Non ti resta che scoprirli!

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