Come creare il tuo house bar: i consigli di Westwing

Negli ultimi anni abbiamo riscoperto il piacere di stare a casa e trascorrere le serate in relax con gli amici: ecco perché sta tornando di gran moda avere un angolo bar, in cui degustare un aperitivo o bere un digestivo dopo cena. Pensi che ci voglia molto spazio per realizzarne uno? Oggi si può avere un house bar moderno anche in piccole metrature. 

Angolo bar: dove posizionarlo in casa?

Ti affascina l’idea di creare una zona di casa in cui preparare aperitivi per gli amici, miscelare cocktail o offrire un digestivo dopo cena? La prima cosa da fare è scegliere dove posizionare il tuo angolo bar.

Se hai molto spazio puoi posizionare un bancone con degli sgabelli in salotto o in cucina, ma se non è possibile, non disperare. In commercio esistono mobili bar di dimensioni ridotte, o carrelli per spostarlo quando serve o, ancora, puoi organizzarlo dentro un mobile con ripiano a scomparsa e sgabelli pieghevoli, o in piccolo pensile o sulle mensole della cucina. 

Soggiorno

Il soggiorno è la scelta che più richiama gli Anni Settanta, periodo in cui tutte le case più eleganti avevano una zona bar per rilassarsi dopo cena sorseggiando un drink e offrire un amaro agli ospiti. Se vuoi l’angolo bar in soggiorno, posizionalo in una zona lontana da fonti di calore e vicino alle prese elettriche: se hai spazio sufficiente, puoi attrezzarlo anche con una cantinetta per i vini.

Cucina

La cucina è forse la zona più comoda in cui prevedere un angolo bar, vicina a tutto l’occorrente per preparare con comodità i drink e gli stuzzichini per l’aperitivo. L’unica accortezza, se vuoi accogliere i tuoi ospiti in cucina, è che la stanza rimanga il più possibile ordinata, e che non ci sia la pentola sul fuoco per la cena mentre sorseggiate il vostro aperitivo.

Sottoscala

Il sottoscala è quella zona di casa spesso inutilizzata, oppure il regno della confusione. È proprio nel sottoscala che, invece, potresti ricavare uno spazio per l’angolo bar, inserendo un mobiletto multifunzione a più ripiani per riporre gli alcolici, con un ripiano estraibile che faccia da bancone a scomparsa che non occupi troppo spazio.

Ripostiglio

Nascosto alla vista durante il giorno, la sera si apre e si scopre un vero e proprio bar. L’angolo bar nel ripostiglio ricorda un po’ le atmosfere del proibizionismo americano, con in più la comodità di avere davvero molti ripiani a disposizione. Un tavolo pieghevole farà le veci del bancone, poi basta attrezzarlo con un piccolo frigorifero, qualche decorazione a tema Anni Venti e il gioco è fatto.

Mobili, accessori e decorazioni must-have

Abbiamo visto come i mobili fondamentali per realizzare un angolo bar sono:
- un bancone e degli sgabelli;
- un mobile bar;
- un frigo e/o una cantinetta per i vini.

A questo potresti aggiungere, se lo spazio e gli allacci lo permettono, anche un lavello per sciacquare gli strumenti e i bicchieri. Qual è poi l’attrezzatura necessaria per il perfetto barman?

Naturalmente la prima cosa da scegliere saranno gli alcolici (vini o birre artigianali, rhum e whiskey, aperitivi o mojito…) e, di conseguenza, i bicchieri e i calici giusti per ogni tipo di drink. A questi dovrai aggiungere tutti quegli accessori utili per una vera e propria esperienza da bar. Scegli tovaglioli di carta con una fantasia che rispecchi il mood e la stagione, a cui abbinare sottobicchieri ed eventuali decorazioni per i cocktail. Non possono mancare anche vassoi per servire i drink agli ospiti, un secchiello per il ghiaccio e un set di piattini, stuzzicadenti e stoviglie varie per servire aperitivi, biscotti, stuzzichini.

Per la preparazione dei cocktail, avrai bisogno di altri utensili must have: shaker, setaccio, colino e cucchiaio da bar, pinze e misurino diventeranno i tuoi migliori amici! Non dimenticare, poi, barattoli di vetro con l’occorrente per completare e decorare i drink: spezie, zucchero, pepe… ma anche erbe aromatiche, ottime per profumarli e renderli unici. 

4 stili per il tuo house bar

Funzionale, ma anche esteticamente gradevole. Come decorare il tuo angolo bar? Ti proponiamo tre stili super cool.

Look moderno

Il tuo spazio è iper-moderno e vuoi rendere coerente il tuo angolo bar? Scegli per il tuo house bar un mobile laccato a finitura lucida insieme a un bancone d’acciaio per preparare i drink. Un’altra alternativa, se hai abbastanza spazio, è realizzare un elegante angolo bar in muratura. Decora le pareti con fotografie in bianco e nero o stampe grafiche e gioca con il design: che sia un vaso o la stessa attrezzatura da barman.

Sapore vintage

L’angolo bar era, appunto, un must nelle case degli Anni Settanta, e per richiamare queste atmosfere puoi realizzarne uno in stile vintage. Il mobile bar deve essere in legno, accompagnato da sgabelli con la seduta in pelle o velluto. Ti piacciono invece le atmosfere Anni Cinquanta? Il bancone dovrà essere d’acciaio e gli sgabelli coloratissimi. Aggiungi un angolo musica con giradischi e vinili, un’applique dal sapore rétro per la giusta atmosfera… e il tuo angolo bar vintage è completo.

Angolo bar eclettico

Se vuoi realizzare un angolo bar di carattere, che spicchi in mezzo al resto dell’arredo, puoi giocare con materiali e colori in maniera più audace. Realizza un bancone bar di marmo intarsiato che si abbina a sgabelli di pelle o rivestiti di tessuto damascato. Appendi sulla parete uno specchio con una cornice antica dorata e un lampadario di cristallo.

Stile industriale

Per l’house bar in stile industriale devi recuperare tutti i must di questo tipo di arredamento: la pelle, gli oggetti di recupero e i colori scuri. Il bancone deve essere in legno grezzo di un’essenza scura, affiancato da sgabelli in alluminio nero oppure con seduta in pelle invecchiata. Appendi alla parete un vecchio orologio e qualche scritta luminosa ed ecco pronto il tuo house bar industrial.

8 curiosità sul gin che forse non conosci

Il gin è diventato, negli anni, una delle bevande più popolari nel mondo. La sua storia secolare crea numerose storie e curiosità a riguardo, che spesso neanche i bevitori più appassionati conoscono. Produzione, coltivazione, storia. Diamo uno sguardo ad 8 curiosità sul gin che secondo noi ti sorprenderanno!

1. L’abbiamo sempre detto che il gin tonic è una grande medicina!

Il gin era usato nelle colonie britanniche per coprire il sapore del chinino, l’antimalarico usato all’epoca, che era molto amaro e difficile da bere. Il chinino veniva sciolto in acqua gasata, creando così acqua tonica. È un abbinamento che vi dice qualcosa..?

2. L’apparenza a volte inganna

La bacca di ginepro... Non è una bacca. Si tratta infatti di un cono di semi squamoso e pruinoso, volgarmente chiamato bacca per la sua apparenza.

3. Degustazione da vero esperto

Non sarà il massimo del piacere, ma il metodo migliore per assaggiare un gin è a temperatura ambiente, diluendolo con una misura uguale di acqua. È il modo per notarne tutte le qualità ed anche i difetti. Vuoi degustare un gin nuovo ogni mese? Scopri i nostri abbonamenti alle discovery box sul gin!

4. La popolarità del gin

Il gin è l’ingrediente più presente nei vari cocktail! I più popolari sono i Martini, il Negroni e il G&T.

5. L'esperto

Non appena hai l’occasione di parlare di gin con qualcuno (lo sappiamo che succede!) racconta della bevanda di moda nel 1923, il Gin Twist. Gin, succo di limone, zucchero liquido e acqua calda. Il composto era citato in numerosi pubblicazioni dell’epoca! Per abbinamenti più moderni, consulta il nostro libro di ricette!

6. Botaniche e spezie

Gin e curry, nonostante le rispettive complessità, si abbinano molto bene. Le loro peculiarità non coprono quelle dell’altro elemento.

7. Gourmet

Il primo abbinamento noto per il gin risale al 1731: veniva consigliato con il pan di zenzero ed è una tradizione ancora presente in alcune parti di Inghilterra.

8. Agricoltura nel gin

Anche se è difficile da credere, solo una piccola percentuali di ginepri per preparare il gin sono coltivati. La maggior parte delle bacche è raccolta da piante selvatiche.

I cinque ingredienti più strani usati nel gin

La nostra box di Giugno, arrivata a casa vostra in questi giorni, contiene Blackmouth, un gin dalla grande complessità di sapori e profumi. Alessandro, il suo creatore, lo ha pensato con più di 15 botaniche alle quali si aggiungono sentori di diversi agrumi. L’idea era quella di utilizzare i prodotti di una zona per creare un prodotto il più possibile vicino ai profumi di quella natura che ha fatto da musa ispiratrice. Nel mondo, c’è però chi ha voluto strafare.

Vi presentiamo gli ingredienti più strani e stravaganti usati per produrre gin!

Parti di motore di Harley Davidson

Ok, non possiamo parlare, in questo caso, di un vero e proprio ingrediente, ma è pur sempre parte integrante dell’esperienza e della bottiglia.

Nel luglio del 2017, un appassionato di motociclette ha creato quello che credeva di essere (e che probabilmente è) il primo gin al mondo ad essere "infuso" con le parti del motore di una Harley Davidson. 

Le bottiglie di gin sono riempite con parti originali del motore recuperate da Ehinger da tutto il mondo, tra cui dadi a vite del 1947 dal Cile o bracci a bilanciere del 1962 dalla Corea del Sud.

Durante la produzione del gin, ogni parte della moto viene sterilizzata e sigillata con una lega di stagno per renderla sicura, prima di essere saldata su una struttura in acciaio e racchiusa in una bottiglia artigianale.

The Archaeologist, questo il nome del gin, è un prodotto particolare anche nel prezzo, intorno ai 1.000 euro a bottiglia. Ogni bottiglia fa parte di una serie numerata e le confezioni rimandando a quelle handcrafted degli anni ‘30 dei ricambi originali della casa motociclistica. La produzione dei packaging ricalca quella originale in tutto e per tutto, con materiali atipici e procedimenti desueti.

Cannabis

L’uso della cannabis in vari settori ormai stupisce meno, ma il caso della start-up austrialiana chiamata The Cannabis Company è interessante, soprattutto per l’enorme successo commerciale. Hanno infatti lanciato il "primo gin di cannabis al mondo con terpeni", ed il loro primo stock è andato sold out in soli tre giorni.

La società che lo produce ci tiene a specificare che, utilizzato in alte concentrazioni, è valutato come un "integratore alimentare per la salute e il benessere" e si dice che "produca effetti gioiosi ed euforici insieme a una generale sensazione di rilassamento". Per non farci mancare nulla, ha anche citato la sua capacità di alleviare i sintomi del dolore cronico e dell'infiammazione.

Formiche

Sì, avete letto bene, formiche. Che ci crediate o no, più di un distillatore ha usato le formiche nel gin. Quella più interessante è la produzione di Cambridge Distillery, che nel 2014 ha lanciato Anty Gin, realizzato con formiche di legno rosso distillato in collaborazione con il Nordic Food Lab. Ogni bottiglia di gin contiene l'essenza di circa 62 formiche di legno rosso foraggiate nel Kent. Altre piante botaniche nel gin includono ortiche, semi di alghe e ginepro bulgaro. Nato da un'idea del distillatore Will Lowe, Anty Gin costa £ 200 per una bottiglia da 70cl.

Tartufo

Quanti qui sono amanti del tartufo? Come le formiche, anche questo tubero ha trovato il favore di più distillatori. Cambridge Distillery è ancora una volta responsabile di uno di questi, avendo creato per la prima volta un gin specifico per il ristorante stellato Michelin, Alimentum, usando foglie di tè Lady Grey e tartufo nero. Quella che doveva essere una produzione limitata, ha portato ad un lotto di prova aromatizzato solo con il tartufo che si è rivelato così popolare da entrare a far parte della gamma tradizionale. Il prezzo? 80 £ per 70cl.

Prodotti utilizzati nel processo di imbalsamazione

La linea prodotti di That Boutique-y Gin Company potrebbe monopolizzare questo articolo da sola. Questo brand ama spingere i confini di ciò che in realtà costituisce un gin ed è anche responsabile dell'invio di un gin sulla luna.

Fra le sue ultime uscite troviamo Dead King Gin, che combina il profumo di mummie e gin egiziani con elementi botanici usati tradizionalmente nel processo di imbalsamazione, tra cui rosmarino, miele, muschio e mirra (pensavate peggio eh?)

Quali sono i gin più “strani” che avete provato? Fateci sapere la vostra sui nostri canali social!

Dietro le quinte: conosciamo il creatore di Piero Dry Gin

Dietro ad ogni gin, dietro al prodotto, ci sono processi creativi, ci sono storie, ci sono persone. Siamo entrati in contatto con il mondo di Piero Dry Gin grazie al suo prodotto ma abbiamo scoperto un personaggio altrettanto interessante, dall'animo aperto e sincero. Inizialmente avevamo pensato di tenercelo tutto per noi, ma sembrava davvero uno spreco; lo abbiamo quindi intervistato per voi, cercando di arrivare a scoprire l'ingrediente segreto. Si sarà sbottonato a riguardo?

Gianpiero nasce negli anni '70 nella provincia bresciana - pare sia entrato nella fase in cui l'età precisa non si dice più - da una famiglia che si era trasferita dal Molise per motivi lavorativi, "nutrendo la grossa schiera di emigrati che in quel tempo si spostavano dal sud al nord". Entrambi i genitori di Gianpiero sono originari del Sud America, papà argentino e madre venezuelana. A completare il suo background c'è il suo percorso lavorativo, presente e passato.

Cos'hai fatto prima, e cosa fai durante la tua attività di produttore di Gin?

Dopo le scuole superiori, l'esperienza da manager in uno di primi fast food in provincia di Brescia, e il servizio di Militare a Udine, nel 1999 entro come addetto commerciale in un'azienda che si occupa di Ottica Industriale. 21 anni dopo sono ancora in questa realtà diventata una multinazionale, oggi mi occupo principalmente di internazionalizzazione e gestione delle filiali nel mondo (sono 13).

Il viaggio e la multiculturalità sembrano intrecciarsi fortemente con la tua vita, come si è intrecciata con il Gin invece? È stato un colpo di fulmine o un lento corteggiamento?

È sempre stato il mio distillato preferito, anche se non lo sapevo. In discoteca ordinavo per pigrizia un pessimo gin tonic, che in qualche modo però appagava le mie papille gustative più degli altri prodotti. Il vero colpo di fulmine avviene a Madrid, in una sera di maggio. Stavo passeggiando lungo la Gran Via della capitale spagnola quando fui richiamato dalle luci blu e dall'arredamento minimal di un locale. Era il 2008 ed ero lì per l'ennesimo viaggio di lavoro. Entrato nel locale mi sedetti al bancone ad ammirare il bartender che con dedizione e creatività stava preparando una bevanda dal grande impatto, per me, estetico. È lì che provai il primo Gin Tonic Premium. Quell'esperienza cambiò la mia vita: da allora ogni viaggio è sinonimo di esplorazione di nuovi gin. Acquisto nuove bottiglie e cerco nuovi bar ogni volta che parto.

Quando hai deciso di passare dall'altra parte della barricata e diventare un produttore?

Ogni volta acquistata una nuova bottiglia mi interessava sempre più capirne il contenuto, le botaniche, il mix utilizzato e il messaggio che il creatore del gin voleva trasmettere. Preparavo gin tonic per parenti e amici esaltando o contrastando le botaniche del gin aggiungendo guarnizioni nel bicchiere. Dopo la fase da "degustatore" decisi di acquistare un piccolo alambicco per provare alcuni esperimenti, usando botanici comprati in erboristeria. Non vi nascondo che i primi risultati sono stati molto discutibili, ma non ho impiegato molto ad identificare 6 botaniche nella ricetta che insieme avevano senso di esistere, che sentivo adatte a qualcosa di mio. Da quel momento non mi sono più fermato: da una piccola passione da bevitore ero arrivato a voler concretizzare il mio sogno.

Era ora di passare dal garage ad una struttura più consolidata quindi. Come ti sei interfacciato alla produzione e come sei entrato in contatto con la distilleria Enrico Toro?

La ricerca della distilleria è stata piuttosto ardua. Ho iniziato visitando quelle più famose nelle zone limitrofe, ma chiedevano tutte quantitativi importanti che al momento non potevo rispettare. Agli inizi del 2019 per alcune coincidenze mi trovavo a Pescara ed è li che incontrai per la prima volta la TORO Distillerie, azienda famigliare di due secoli, inventori del celebre amaro "Centerbe". Abbiamo trovato immediatamente la giusta chimica, sia con il proprietario, a cui piacque il mio progetto, sia con il mastro distillatore Enzo. Alcuni mesi dopo la mia ricetta si è trasformata in 22 bottiglie di Piero Dry Gin. Per il mio gin scelsi una loro vecchia bottiglia con in rilievo il toro, per onorare la nostra collaborazione che è stata fondamentale.

Molise, Brescia, Argentina, Venezuela, Madrid, Pescara.. Abbiamo capito che a Gianpiero piace continuare a stare in movimento, non smettere di esplorare. Vale anche per il Gianpiero bevitore? Cosa ti piace bere?

Sembra un po' scontato, forse lo è, ma il drink che preferisco è il gin tonic. Da buon viaggiatore mi piace berlo con tutti i gin del mondo e non ho una particolare predilezione: vario molto da secchi ad aromatici, da italiani a stranieri. È fondamentale però capire il messaggio che il produttore vuole trasmettere con il suo prodotto. L'artigianato è questo, è comunicare. A casa ho una collezione di almeno 200 bottiglie ed ogni giorno mi faccio un gin tonic "diverso". Ultimamente mi sto appassionando ai Navy Streght, gin ad alta gradazione (superiore ai 50 gradi). Quando voglio cambiare, vado sul Negroni, o sul Dry Martini, ma non riesco a staccarmi dal gin.

Invece il tuo Piero Dry Gin, come ti piace berlo e come lo consigli agli altri? Sempre che non ti abbia stufato.. (a proposito, ci si può stufare della propria creatura?)

Il mio gin lo apprezzo principalmente affiancato ad una tonica neutra e senza guarnizioni, questo per non nascondere i sentori che si percepiscono durante la bevuta, una sorta di viaggio sensoriale. Se si fa attenzione si possono distinguere chiaramente tutti e sei i botanici. Sto avendo dei feedback positivi anche bevuto in purezza, io lo faccio solamente per valutare i test produttivi. E no, non ci si stufa; o per lo meno, a me non è ancora successo, anzi. Ad ogni bevuta mi metto nei panni di un nuovo cliente cercando di riconoscere tutti i sentori e di capire come migliorarlo nella prossima produzione. Sicuramente sto diventando più severo e perfezionista.

L'ingrediente segreto non ce lo vuoi proprio dire?

Ogni vera ricetta ne custodisce uno…

Grazie Gianpiero, è stato davvero un piacere chiaccherare con te!

Appassionati di Gin da tutta Italia, voi l'ingrediente segreto l'avete capito?

I metodi produttivi del gin

Cosa rende i Gin così diversi fra loro? Ci sono tante variabili durante la produzione che creano prodotti sempre unici: la qualità dell’alcol solvente, le spezie, la lunghezza dell’infusione e della distillazione, insieme alla scelta della capienza dell’alambicco, sempre e comunque discontinuo.

Spezie e botaniche - tra infusione e distillazione

Il metodo tradizionale più utilizzato durante i processi produttivi è quello dell’infusione, conosciuto come steeping, che prevede, per l'appunto, l’infusione delle botaniche e la successiva distillazione. Il processo può essere di pochi minuti, per ottenere un prodotto delicatamente profumato, fino ad arrivare a tre giorni per ottenere un prodotto audace dal profumo più deciso. 

Altrettanto fondamentale è la durata della distillazione, che incide sull'aromaticità del Gin. Alcune distillerie, per preservare al meglio le botaniche più delicate, le filtrano utilizzano speciali bag all’interno della caldaia. In questo modo distillano la sola infusione, senza la materia solida. Altre che utilizzano mix di spezie  con una texture più consistente fanno bollire i componenti per estrarre al meglio i principi aromatici. 

C'è anche una terza via: il racking. Si appendono dei cestelli con all’interno le botaniche sopra l’alcol da distillare, sfruttando la capacità estrattiva dei vapori caldi.

Nuove frontiere di produzione del Gin

I produttori di Gin, nonostante la storia antica e la tradizione, non hanno smesso di innovare e trovare nuove soluzioni.
La distillazione sottovuoto e a freddo sono due esempi tipici delle nuove metodologie applicate al settore. Sono sistemi molto costosi, ma se ci troviamo a trattare spezie, fiori o principi aromatici delicati è il modo migliore per far sprigionare al meglio le loro fragranze. Le temperature usate sono tra i 25 e i 60 gradi nel sottovuoto e di 5 nelle metodologie a freddo.

Gli stili

I gin possono differire fortemente e non è sempre possibile classificarli. Quelli considerati classici sono:

London Dry Gin: il più classico stile inglese. Prodotto da distillazione e senza l'aggiunta di elementi artificiali come aromi o colori.

Old Tom Gin: è uno stile meno nobile, perché originariamente utilizzava più zuccheri e aromi per nascondere delle basi meno pure. Veniva utilizzata, ad esempio, più liquirizia e l'uso dello zucchero era maggiormente libero. Lo stile non è ovviamente più molto popolare.

Plymouth Gin: è l’unica D.O.C. del gin, viene prodotto solo nell’area dell’omonima città. Le botaniche, le loro quantità e la distillazione sono regolate da un disciplinare. 

Sloe Gin: tradizionale inglese, poco presente nei mercati stranieri. Prevede l’infusione nel classico liquido ottenuto per distillazione di prugnole selvatiche.

Poi ci sono blend, metodi misti, prodotti "particolari", prodotti di ginepro come il Jenever.. Non ti resta che scoprirli!

La storia del gin

Potremmo definire la storia del gin come una storia di alti e bassi. Il gin infatti, a seconda della persona a cui tu chiedi, può essere riverito, mal considerato o, semplicemente, frainteso.

Attualmente il gin pare essere in cima al mondo delle preferenze di settore: nel Regno Unito, nel 2017, sono state vendute 51 milioni di bottiglie di gin , il 27% in più rispetto all’anno precedente. E dal Regno Unito, il trend è in aumento in tutto il mondo. Si può affermare, quindi, che il Gin è ad oggi un business enorme.

Ma, l’ultima volta che avete gustato un cocktail contenente gin, avete meditato sulle origini di questa bevanda? Si potrebbe rimanere davvero sorpresi nel sapere che il gin comincia ad apparire sin dal Medioevo e che fu inizialmente una bevanda medicinale, prima di diventare l’ingrediente che attualmente mescoliamo ai nostri Martini.

Le origini

Il Gin è una bevanda alcolica che deve il suo gusto alle bacche di ginepro e che fu sviluppata sulla base della bevanda Jenever, che è il liquore tradizionale a base di ginepro nato in Olanda e Belgio. Le bacche di ginepro furono scelte perché avevano caratteristiche medicamentose, utili per la cura di disturbi quali la gotta e la dispepsia.

E il suo cammino, nel corso dei secoli, qual è stato?

Possiamo documentare le origini del gin al 13^ secolo, in Olanda e, a quel tempo, ovviamente, la bevanda non aveva le moderne caratteristiche e la considerazione che ha acquisito nel corso dei secoli. Questa bevanda cominciò a diventare popolare nel Regno Unito quando il condottiero olandese Guglielmo d’Orange occupò i troni scozzese e inglese con la sua consorte Mary. Guglielmo d’Orange promulgò degli statuti che incoraggiavano la distillazione di bevande alcoliche e il volume di gin prodotto presto superò quello della birra. E fu così che le distillerie britanniche cominciarono a produrre la propria versione del “Genever” e abbreviarono il nome in “Gin”.

I soldati che combattevano nelle Low Countries durante la Guerra dei Trent’anni confidavano su quello che veniva definito come “il coraggio olandese” sotto forma di un caldo sorso di gin: si supponeva che bere gin prima della battaglia, avesse proprietà calmanti. Ed, inoltre, il Gin era molto utile anche per i soldati che erano di stanza nelle colonie, in terre nelle quali proliferava la malaria, perché il Gin mascherava lo sgradevole e amaro sapore dell’antimalarico chinino . Questo elisir medicamentoso si sviluppò poi in quello che noi attualmente conosciamo, e amiamo: il Gin & Tonic .

E’ importante poi ricordare che, nel 18^ secolo, bere alcolici piuttosto che bere acqua, era ritenuta una scelta più salutare, visto che l’acqua era spesso sporca e inquinata, specialmente nelle città, a differenza delle bevande alcoliche distillate che erano filtrate in modo decisamente migliore e più efficace.

Altro aspetto di non poco conto e di cui tener conto in quel momento storico, era quello del conflitto politico tra Inglesi e Francesi. Infatti, man a mano che le ostilità tra le due nazioni crescevano, gli Inglesi aumentavano le tasse sui brandy francesi e il governo incoraggiava la così detta “Gin Mania”, riducendo le tasse sulla distillazione degli alcolici e rimuovendo l‘obbligatorietà della licenza per la distillazione degli alcolici. 

Si deve pensare anche che , nel Regno Unito,  il gin poteva essere creato in modo abbastanza economico e facile, utilizzando prodotti britannici tipici. Per esempio, l’orzo di bassa qualità, che non era abbastanza buono per la fermentazione della birra, poteva essere usato per fare il gin. 

Il Gin oggi

Nell’era moderna il gin ha accresciuto la sua popolarità, dal classico Martini al Gimlet fino al Tom Collins: gli stessi cocktails che bevevano F.Scott Fitzgerald e i suoi amici, vengono ancora mescolati, agitati e serviti in tutti i locali del mondo!

Alcuni tipi di gin possono essere bevuti lisci, o “on the rocks”, altri sono perfettamente adatti per essere serviti nei cocktails. Il successo del gin Hendrick ha agito come catalizzatore per altri marchi di gin più piccoli, che si sono “buttati nella mischia” del mercato del gin. Il peso del movimento del gin artigianale, fatto su misura, come un abito di taglio sartoriale, ha condotto ad un aumento esponenziale del numero e dei tipi di gin, che si possono trovare sul mercato. Nel 2017 la popolarità del Gin aveva già superato quella della Vodka.

Come si prepara un Gin Tonic tradizionale?

Ed ecco come preparare un perfetto G&T, secondo la ricetta del Mastro Birraio del Portobello Road Gin House di Londra: 

Prendere un bicchiere baloon molto ampio e metterci molti cubetti di ghiaccio, affinché il cocktail si mantenga freddo il più a lungo possibile

Poi aggiungere 50 ml di gin 

200 ml di Fever Tree Tonic 

Poi si deve strizzare sopra alla bevanda la striscia della buccia di un pompelmo rosa e poi inserite la buccia stessa nel cocktail 

Infine aggiungi qualche bacca di ginepro e… il perfetto G & T è pronto!

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